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Cristo pienezza di senso

Pubblicata il:  10 Giugno 2021



Cristo pienezza di senso, nel tempo presente aperto al futuro. Nuovo appuntamento, in San Bonaventura informa, con la rubrica “Tra penultimo e ultimo” di fra Domenico Paoletti.

«Abbiamo considerato l’homo viator che cerca e si interroga, tra penultimo e ultimo, sul senso del vivere, del tempo, dello spazio, del mondo, e non lo trova nelle realtà penultime in cui si trova a vivere, se non come segni e rimandi dell’ultimo. Qui sulla terra (nel penultimo), siamo di passaggio come homo viator, o siamo e restiamo nel provvisorio, che va verso l’azzeramento? Pascal invita a non considerare il tempo presente come definitivo, come fine, e ricorda che il tempo presente è tale perché aperto al futuro: «il tempo non viene mai vissuto nel presente» (Pensées 172). Questo è vero perché la vita è movimento di continuità discontinua: il penultimo è la continuità, che ci accompagna nel restare quello che siamo, e l’ultimo è la discontinuità, che apre orizzonti ultimi e sempre nuovi.

La fede cristiana riconosce nell’evento storico di Gesù di Nazareth (homo viator, realtà penultima, come noi) il Signore e il vivente: realtà ultima, ‘senso ultimo’ del creato e della storia. È un presupposto che rivendica la propria credibilità, perché è ragionevole, perché interroga e provoca la ragione e si apre sull’oltre.

Già nel fatto storico che Gesù di Nazareth è riconosciuto come il Signore, si incontra un legame tensionale tra penultimo e ultimo. Il legame dev’essere studiato e approfondito per cogliere e accogliere il senso che vien dato dal “compiersi” del penultimo: questo compimento è l’ultimo già presente nel penultimo.

Nel nostro contesto culturale, però, “ultimo” viene inteso, più che come compimento nel futuro, come compimento nel presente, tanto che si parla di “ultimo arrivo”: di un prodotto, di una tecnologia. Nella logica delle cose, ‘ultimo’ si trova appiattito nel tempo presente, e così perde il senso del compierecompiersi, acquistando invece il senso di “riempire”.

Infatti oggi viviamo un tempo che viene riempito e non si compie, carente di passato (la memoria è una tradizione di cui disfarsi) e di futuro (la speranza è qui e ora, dove si attende e si consuma). È interessante rendersi sempre più consapevoli, più fondatamente convinti che l’evento Gesù Cristo, oltre ad essere affine al logos (al pensiero umano, a differenza delle altre religioni) ha il logos-annuncio delle cose ultime come centro del suo messaggio; non in appendice, dove una certa teologia del passato tendeva a relegarlo». (D.P.)


 
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