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Il Myanmar e la mitezza evangelica

Pubblicata il:  3 Maggio 2021



Papa Francesco, al termine del Regina Caeli di ieri, ha invitato i fedeli a pregare per il Myanmar perché venga trovata la strada della riconciliazione e della pace. Proprio al Myanmar è dedicato il Focus del nuovo numero di San Bonaventura informa, con un articolo di Paolo Affatato, responsabile della redazione Asia dell’agenzia di stampa Fides.

«Alla violenza cieca si risponde con la misericordia. Alla ferocia della repressione si contrappone la mitezza evangelica. I cattolici del Myanmar hanno ben chiare le strade e le modalità del dissenso verso la giunta militare che ha preso il potere con un colpo di stato il 1° febbraio scorso. La nazione ha visto bruscamente interrotto il cammino democratico iniziato nel 2015, quando le forze armate avevano concesso libere elezioni, dopo una storia caratterizzata, fin dall’ascesa al potere del generale Ne Win nel 1962, da un partito unico e un governo militare.

La nazione birmana – un mosaico di 135 gruppi etnici, accanto a quello principale bamar – ha reagito al nuovo atto di forza di Tatmadaw (come è chiamato l’esercito birmano) riversandosi nelle strade, avviando una diffusa protesta coagulatasi nel movimento di disobbedienza civile che chiede il ripristino delle istituzioni democratiche e la liberazione dei leader arrestati. Tra loro la Consigliera di stato Aung San Suu Kiy, icona della resistenza e della lotta per la democrazia, leader emersa nella prima rivoluzione popolare del 1988 e insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991.

Il movimento di protesta, caratterizzato dalla presenza massiccia di giovani, da tre mesi occupa le strade nonostante la repressione militare e l’alto numero di vittime, che ha superato quota 745 morti e oltre 3.300 arresti. I dimostranti hanno individuato ben presto strade creative di dissenso: uno “sciopero bianco” ha coinvolto medici e impiegati statali, bloccando scuole e trasporti, mentre si è attivato un boicottaggio dei servizi elettrici, finanziari, agricoli. La risposta della giunta è stata il pugno di ferro che si è abbattuto su manifestanti inermi con omicidi mirati dei cecchini e retate compiute nottetempo per arrestare attivisti e influencer, animatori della campagna di sensibilizzazione sui social media». (P.A.)

 
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