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L’importanza della relazione nel giornalismo

Pubblicata il:  31 Maggio 2022



Alla vigilia dell’Ascensione di Gesù, solennità in cui si celebra la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, dedicata a quanti sono inviati a portare il Vangelo, con gioia, a ogni essere umano su tutta la terra, il 28 maggio 2022 si è tenuto l’incontro conclusivo del Corso di Alta Formazione in Giornalismo ed Etica, a cui seguirà la giornata dedicata alle testimonianze.
A completamento dei contenuti già proposti il 21 maggio, Andrea Monda, Direttore dell'Osservatore Romano e Alessandro Gisotti, Vice-direttore editoriale dei Media Vaticani, hanno proposto nuovi approfondimenti sul tema della responsabilità, del senso critico e dell’umiltà. Gisotti ha toccato il tema del giornalismo partecipativo o di base, in crescita esponenziale per la diffusione dei telefoni cellulari. Questi mezzi, altamente performanti, sono oggi in grado di comunicare e ricevere i messaggi più disparati che, pur partendo da una dimensione circoscritta, possono rivelarsi interessanti e perfino importanti su scala mondiale. Il processo di democratizzazione dell’informazione, tra l’entusiasmo per i risultati assicurati e le paure di arrivare tardi su una notizia comunque da verificare, mette in crisi il ruolo del giornalista, unico garante della diffusione delle informazioni nel rispetto dei protocolli deontologici della categoria. Sono state riproposte da entrambi i relatori le parole del Messaggio del Santo Padre per la 56ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, dove si dice come sia Gesù stesso a richiamare i suoi discepoli affinché facciano attenzione a come ascoltano. È essenziale avere “le orecchie nel cuore” per “essere in relazione con gli altri e con l’Altro”. Pur essendo fatti per vivere insieme “in molti dialoghi”, avverte Papa Francesco, “noi non comunichiamo affatto. Stiamo semplicemente aspettando che l’altro finisca di parlare per imporre il nostro punto di vista”, realizzando, come afferma il filosofo Abraham Kaplan, un duologo, un monologo a due voci, cioè, non un dialogo. “Nella vera comunicazione l’io e il tu sono entrambi ‘in uscita’, protesi l’uno verso l’altro”. È basilare tener conto rispettosamente dell’altro, sia che questi riferisca un fatto di cronaca nera sia che si parli di un eroe. L’essere umano è uno nella dignità e, in tal senso, non ci sono storie brutte.
Con Andrea Tornielli, Direttore editoriale del Dicastero della Comunicazione del Vaticano, l’approfondimento ha riguardato l’uso responsabile delle immagini, l’importanza della ricerca delle fonti e il coraggio delle smentite.
Sergio Centofanti, vicedirettore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, si è soffermato sull’importanza delle parole distinguendo tra quelle “cattive” divisive e quelle “buone” che vanno ricercate non solo per costruire ponti, ma perché la verità si mostra dove non c’è manipolazione.
Jean-Charles Putzolu, del Centro Editoriale Multimediale di Radio Vaticana, si è soffermato sulla tipicità della comunicazione ecclesiale, nell’esperienza ecumenica delle radio francesi. Sorta all’inizio degli anni ’80, Radio Fourvière, oggi diventata RCF Lyon, è la radio che mette in relazione i detenuti con il resto del mondo.
Silvonei Protz, responsabile della redazione brasiliana di Radio Vaticana, ha sottolineato la differenza tra l’informazione e la comunicazione, analizzando i molteplici aspetti del Villaggio globale dove il mondo virtuale si impone su quello reale, rimarcando la necessità di un patrimonio di valori condivisi che nella ricerca della verità sappiano indicare la via per il dialogo.
Marco Bellizzi, capo servizio dell’Osservatore Romano, ha evidenziato gli aspetti deontologici dell’intervista, ben più interessanti di quelli tecnici, tra cui spicca comunque una accurata preparazione dell’intervistatore sull’argomento trattato o sul personaggio con cui si conversa. In entrambi i casi è fondamentale l’empatia che si realizza nell’ascolto autentico di ciò che l’altro ha da dire.
A conclusione del Corso, Emanuele Faina, regista, autore teatrale, ideatore del “Metodo Teatrico”, ha proposto momenti di esercitazione mirata all’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé per il giornalista, nel saper stare con gli altri, valorizzandoli nella relazione, affinché il servizio possa considerarsi etico.


Vincenza Spiridione
 
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