Don Luigi ha sintetizzato il suo intervento sottolineando che evangelizzare è semplicemente rendere possibile questo incontro reale con Cristo attraverso la riscoperta di ciò che la Chiesa offre da duemila anni per restituirlo al mondo di oggi senza preoccuparsi dei risultati da raggiungere. La vita nuova, infatti, arriva dall’incontro con Gesù, che svela l’unicità di ogni persona, il suo essere inedita. L’evangelizzazione non è una tecnica, ma funziona proprio sulla libertà delle persone.
Il pomeriggio è proseguito con un secondo aspetto fondamentale per l’annuncio, ovvero il tema della leadership spirituale proposto da Gianluigi De Palo, giornalista e Presidente nazionale del forum delle associazioni familiari. Se annunciare è servire, se l’evangelizzazione è impossibile senza delle valide guide spirituali, l’evangelizzatore volente o nolente deve imparare ad essere leader. De Palo ha esaminato il concetto di leader nella cultura di massa contemporanea, che vede in questa figura il vincente, il ricco, la persona di successo con una grande fama e notorietà. Il leader è colui che raggiunge gli obiettivi, a prescindere da quali siano. Questa idea di leader certamente è poco funzionale all’annuncio del Vangelo. Meglio è parlare, infatti, di leadership termine che indica la funzione del leader, che potremmo tradurre nell’arte del condurre, una pienezza di vita che viene trasmessa. In questo senso tutti siamo leader, perché tutti nella nostra rete di relazioni possiamo condizionare le scelte altrui. In questo senso l’evangelizzatore deve essere un leader con un modello chiaro che è quello di Gesù Cristo, colui che non deve vincere, anzi che si lascia sconfiggere per amore. E il fatto che nostro malgrado non possiamo essere cristiani senza essere leader lo dimostra la Sacra Scrittura in cui molti protagonisti sono leader senza volerlo (Abramo, Mosè, Davide, Gedeone, Pietro). L’incontro si è concluso spiegando che ci sono cinque livelli di leadership da tenere in considerazione. Ci sono persone che ci seguono perché devono farlo per il ruolo che ricopriamo (genitori, sacerdoti, professori, dirigenti d’azienda…); persone che ci seguono perché vogliono farlo attratti dal modo in cui curiamo le nostre relazioni; persone che ci seguono per ciò che abbiamo fatto per l’organizzazione, per la comunità in cui siamo inseriti; persone che ci seguono per ciò che abbiamo fatto per loro, per come le abbiamo aiutate a crescere; persone che ci seguono per ciò che rappresentiamo, per l’istituzione che siamo diventati (basti pensare a figure evocative come Madre Teresa di Calcutta). C’è un elemento fondamentale, però, che è alla base di una buona leadership spirituale, ovvero la consapevolezza che tutto nasce da un debito. L’essere leader nell’annuncio nasce da un’esigenza del cuore. Hai ricevuto un amore talmente grande, che devi e desideri annunciarlo. L’annuncio nasce pertanto da una pienezza che comporta anche una grande responsabilità.
“L’arte dell’annuncio” prosegue con un ciclo settimanale di lezioni fino al 9 maggio in cui sarà sviluppato il tema dell'annuncio sotto i profili biblico, liturgico e catechetico grazie al contributo di altri validi testimoni come Marco Frisina, Rosanna Virgili, Dominik Jurczak, Raffaele Di Muro, Lucio Adrián Ruiz, Antonio Tarallo, Enzo Biemmi, Angela Tagliafico.




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