NEWS:
San Giuseppe e i Francescani

Pubblicata il:  22 Aprile 2021



Il rapporto tra i francescani e san Giuseppe: ne scrive fra Guglielmo Spirito in San Bonaventura informa, mettendo in evidenza il suo ruolo di protettore e di esempio della tenerezza di Dio.

«Su richiesta del Capitolo generale dei Frati Minori Conventuali, Benedetto XIV dichiara, il 6 settembre 1741, san Giuseppe speciale patrono del nostro Ordine Serafico, unico tra gli Ordini francescani ad aver fatto questa scelta. Ma la domanda legittima che ci si può porre è “come mai?”; ovvero: cosa hanno visto in Giuseppe i frati di Francesco per affidare a lui se stessi e il proprio Ordine? C’è una sorta di affinità, di riconoscimento vicendevole? Qua possiamo tentare di abbozzare una risposta, consapevoli però che le iniziative di grazia che si muovono nei cuori – così del resto come lo scattare di un’amicizia o di un innamoramento − non sono afferrabili, benché siano affidabili.

Alla base c’è una percezione del mistero della Divino-Umanità, della benevolenza e dell’umiltà di Dio che risplende mitemente in Cristo per amore nostro, mistero del quale Giuseppe ne è ministro: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi “dio”. Il Bambino del presepe è Colui sul quale il Padre dice: “Questi è il mio Figlio amatissimo, in Lui mi sono compiaciuto, mi sono sentito bene in Lui, in Lui ho trovato il mio posto, il mio spazio”. In effetti il cielo si apre su di lui e passa per lui (Gesù dirà: “io sono la porta…”) in modo che chi entra per lui arriva al principio della sua genealogia umana e la sorpassa, collegandola al mistero che la origina. Quando si celebra l’evento della nascita a Betlemme è da dentro questa prospettiva che gli occhi guardano. Forse noi non ci rendiamo conto della immensa sproporzione e inadeguatezza tra la povertà del segno indicato (un bambino giace nella mangiatoia) e lo splendore della visione celebrata con gli angeli che lodano Dio, con la luce che risplende, con la letizia immensa e incontenibile che riempie i cuori. Lo stupore e la gratitudine, il fascino per il modo di essere e di fare di Dio in Gesù, resosi nostro fratello nella mitezza e nell’umiltà − nella “minorità” −, risplende e suscita un’attrazione irresistibile nell’animo francescano.

Consideriamo in questa luce la figura di Giuseppe. Il vangelo presenta Giuseppe proprio come il custode del segreto di Dio, nella concretezza e nel dramma della vita quotidiana, custode della tenerezza di Dio per l’umanità, che per lui si concentrava nella sua famiglia, luogo di rivelazione di Dio nel mondo e la sua storia è storia di questa famiglia, storia per questa famiglia». (G.S.)

 
Condividi questo articolo